Tu sei qui: Portale PIAZZA 1 BIBLIOTECA Rossella Tempesta, L’impaziente, Ed. Boopenled, 2009

Rossella Tempesta, L’impaziente, Ed. Boopenled, 2009

Antonio Spagnuolo

“Un pomeriggio chiarissimo di Aprile/ la luce definisce il bianco in bianco/ lo stucco della finestra e le sue schegge/ il giallo lieve delle pareti, le forme nitide dei quadri./ Ogni cosa ha il suo posto nella luce perfetta./ Te ho amato nella luce, il tuo corpo e il colore dei capelli/ tutto ho veduto scolpito nella luce,/ tutto conservo dietro gli occhi chiusi./ Un pomeriggio perfetto e fermato/ in un tempo di Aprile per sempre/ e in nessun luogo./ Io sono stata una regina d’oro/ dalle tue mani incoronata nell’aria azzurra e senza ombre.”

Nella tonalità che arricchisce pennellate multicolori , l’originalità e l’eleganza di queste pagine segnano la capacità culturale della poetessa di offrire al lettore spazi della memoria, in grandi scatti di musicalità e di ritmo. Uno scorrere limpido di figure e spazi che vengono incontro per affondare rapidamente negli squarci.

Le città, le strade, i luoghi sono visitati da una poesia che indugia tra la piazza dall’aria tiepida e dolce, una via Tripoli dal marciapiede di pietra bianca, ed una casa in  via Solferino, col cesso con ringhiera, nel rincorrere poi, fra le pagine delle cinque sezioni del volume (Indicativo – Participio – Imperfetto – Gerundio – Interrogativo), ascolti vellutati , richiami frequenti , scorci di azzurrità, fragili speranze.

Tesa e determinata pulsione proiettata con forza in quei paradossi o in quelle luminosità che le pareti riescono a rivivere in un lirismo di maniera, tutto concentrato nelle figurazioni e nelle riscoperte della quotidianità, molto spesso coinvolta dalla nostalgia, che dilaga tra le ossa e la pelle .

Poesia pregna di odori, sapori, colori, sfumature, sia del paesaggio , sia della psiche, nell’ intravedere squarci improvvisi di ombre, capaci di annullare il vuoto delle attese , sempre in agguato. Ricerca che accumula delle ottime soste contemplative oltre la realtà, giochi dal breve tremito, per l’eco degli spazi . La possibilità polimorfa delle visioni, tra il contatto e la fine del contatto, tra aperture e tagli, nella densa ed incisiva scrittura, richiama una sorta di lucidità critica dell’autrice.

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