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L'arte di Michele De Luca: schermo per catturare la luce

Ettore Bonessio di Terzet

Sembrano schermi televisivi, quando le trasmissioni cessano e passano i monoscopi, le prove tecniche per regolare colori e linee, ottimizzare le tonalità, sistemare le caselle dense di magma colorato. Gli schermi televisivi quando senti solo un fischio di ronzio e niente passa come figura forma oggetto: tutto è colore e linee e qualche numero comprensibile ai tecnici.

Questo se le opere di Michele De Luca fossero schermi televisivi. Ma non lo sono ovvero sono degli schermi, dei paraventi, delle schermature colorate e segnate da linee forti e ortogonali che nascondono il mondo esterno ed interno che si dibattono e dialogano e si scontrano nella mente, nel pensiero dell’autore prima che l’intelligenza criticocreativa non dia loro un assetto un equilibrio un’armonia scegliendo questi gialli con queste quattro linee, piuttosto che questi azzurri con accanto i bruni segnati di nero.

Questi schermi servono a De Luca per attraversare il mondo con le sue insidie i suoi trabocchetti i suoi inganni le sue malizie niciane. Questo mondo che ha trovato il pittore all’Inizio della sua avventura artisticopittorica con i suoi alberi le case le strade tutti gli oggetti possibili inventati, le forme naturali, i pensieri depositati dall’Origine, la notte il giorno, l’acqua e il fuoco, il bello e il brutto, gli opposti da conciliare, le unità da trovare, gli strumenti da provare nell’attività eletta - la pittura - che devono essere consanguinei alle idee e ai concetti che si stanno formando sempre più chiari nella mente e che, presenti al pensiero, non si sono cristallizzati, non si sono irrigiditi in pregiudizi, ma alimentati dal sano senso critico e quindi dal dubbio operante, si mantengono vivi come la vita.

Le idee sono vive altrimenti sono concetti storicizzati che non dicono niente a nessuno, tanto meno ai contemporanei.

De Luca tiene alle sue idee che a loro volta mantengono alcunché di oscuro per la coscienza e lo spirito suo, oscurità che permette loro di essere sempre in accordo con il movimento del pensiero e della materialità, e proprio perché oscuri sono al riparo dalle convenzioni umane e sociali che vorrebbero che tutto fosse fisso, inchiodato, immoto. Mentre il moto è il senso dell’arte e della vita.

Gli schermi pittorici sono le idee esterne del pittore se crediamo che il raggiunto equilibrio tra esterno ed interno, come dice Nietzsche, sia la condizione misurata per svolgere la sua arte e per la pittura di essere veridica e in assonanza con l’uomo che le ha dato forma - De Luca - e con il vivere. Soprattutto De Luca è pervenuto a stendere questi colori un poco sfasati, queste linee un poco sfuocate proprio perché sa che l’ambiguità - non l’ambivalenza - è il segno della libera artisticità necessaria per raggiungere le sue massime potenzialità: essere pittura-luce. Ma la luce - seguendo Dante - acceca quando le si è di fronte e allora ecco la necessità di porre un medium, un segno analogico per narrare della luce e perché la luce si narri al mondo e lo trasformi lo muti attraverso le energie espanse. E dietro questi schermi scorre l’intelligenza fantastica di De Luca che non vuole indicare fantasmi, fantasmagorie, malattie ottiche, decadenze culturali, ma far capire che tutte le cose del mondo passano attraverso la luce e si mantengono se sono chiare fresche genuine leali e non si macchiano di ipocrisie e tranelli. Se, di contro, esse sono inumane

- non conseguenti alla vita e alla pittura - allora sono fermate dalla luce, dallo schermo che la permette, non consistono più e si dissolvono tra le nebbie dell’ignoranza ed imbecillità. Lo schermo deluchiano è il trick trovato da chi sa che pittura non è solo il fine ma anche un mezzo e che la sua teleologicità è condurre il tutto cosciente a contemplare e considerare ogni fotogramma dell’universocosmo come frammento in se stesso compiuto - un frammento organico - di un frammento più grande, del grande disegno aureo di cui siamo partecipi, anche se non lo vogliamo, ma che, accettato, permetterà ad ogni uomo di uscire di servitù e di vedere il suo disegno che saprà solo quando sarà disegnato, forse non compiuto, certo completato.


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