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Serse: l'artepoesia sorge dall'acqua

Ettore Bonessio di Terzet

Non viviamo certo un’epoca di grande splendore, piuttosto un passaggio (krisis) durissimo in ogni aspetto del consistere personale e comune. Viviamo nella disperante possibilità di formare un mondo nuovo, non più letterario o astratto, ma concreto dove i parametri sono diversi da quelli che abbiamo lasciato (o che avremmo dovuto lasciarci alle spalle) e le relazioni tra le persone e le opere sono mutate. Come è mutato filosoficamente il concetto di arte e la sua dialettica con l’artigianato: sembra che ogni trovata, ogni piccola invenzione sia un’azione ed atto artistico e che sia lecito, una volta appropriatosene, che ogni altra attività si autocertifichi come artistica: la moda il cinema la televisione le canzonette industriali.


Se tutto è arte, l’arte non esiste più.


Quello che ci hanno lasciato Hegel e Kant, per la pittura, è meno interessante di quello lasciatoci da Croce.

Intanto dobbiamo toglierci di torno tutte queste coppie dialettiche che sono diventate un alibi per fare analisi, tagliuzzare il mondo le cose le persone i fatti la storia la coscienza il vedere e il pensiero in micro pezzettini per specialisti che cercano, guarda caso, una sintesi. Ma l’analisi regna dovunque e la visione d’insieme non si vede.

Così anche in architettura che è la prima manifestazione artistica a “svegliarsi” nei periodi di crisi per tentare di risolvere le discrasie. La prima attività a risvegliarsi certo, mentre la maggioranza dei costruttori (non architetti) continua a tirare su grattacieli perché più facile che pensare ad edifici che, nuovi, trovino un colloquio col preesistente. Serse, in molte sue opere, parla di architetture, riprende le linee ortogonali, nette, pulite, senza ornamenti che inserisce nell’elemento che ha pre-scelto come paradigma grammaticale e sintattico.: l’acqua.

Serse costruisce utopiche ma non settecentesche architetture per trovare un accordo e una relazione umana con l’elemento primale per la rinascita: l’acqua. E’ l’acqua da cui nascono i primi elementi monocellulari della scala evolutiva vitale, l’acqua da cui nasce Venere, l’acqua della Consacrazione, l’acqua del Giordano come del Nilo che purifica e fa rinascere ciò che sembra perduto.

Acqua e architettura, dalla lezione dei grandi architetti, senza il supporto iniziale del colore (se la gamma dal bianco al nero con la serie dei grigi non la si vuole intende colore). Ma il non uso del colore è anche una protesta e una proposta di Serse contro questa pittura contemporanea che dilaga in profluvi di colori “paraespressionisti” che dicono solo l’ignoranza grammaticale dei presunti “artisti”, che dicono come il giochetto puerile prevalga oggi e come poco sia tenuto in considerazione il fare e il pensare per “utopie” che hanno radici robuste proprio nel cosiddetto bianconero, per poter distendersi successivamente verso una vita pittorica più ampia, una vita colorata, un sempre più deciso e solido avvicinamento all’uomo, tenendo in prima linea le sue naturali culturali e spirituali qualità e necessità.

Le architetture, i giochi d’acqua di Serse non sono riprese di mondi piacentiniani, ma l’invito testardo di cominciare dalle fondamenta - in questo Serse è vicino agli ultimi disegni a penna di Duchamp - ricominciare dall’alfabeto dell’acqua perché l’artepoesia sia punto di riferimento, il tentativo eliotiano per la rimessa in gioco dell’essere, delle sue possibilità criticocreative, perché l’intelligenza della pittura e della poesia non scollegate, sia il recupero di energie dove la natura e la cultura si ritrovino e creino un mondo migliore di quanto si è trovato e che l’essere sia spinto verso il divino (Novalis) e non precipitare verso la solitudine dell’animalità.

L’artepoesia di Serse non è proposta facile e proprio per questo è grande pattern per i contemporanei ed oltre, perché colma e gravida di simboli, di superamenti della realtà, di trasformazione e trasfigurazione di quanto gli occhi vedono tramite il demone positivo che prevale su quello negativo, senza annullarlo hegelianamente, ma vincendolo nella continua lotta che Serse conduce per la vita dell’uomo oltre l’uomo.

Senza inganni, senza ingenuità.

In Serse l’artepoesia (pittura/poesia coniugate) è gaia come la scienza di Nietzsche, sicura come l’alto realismo di Auden.


Acqua risponde a pietra

Come eco a voce

La vallata corona di aguzzi

E ventosità lungimiranti

Nel passaggio del ponte

Già un sicuro passo alleato




Ettore Bonessio di Terzet

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