SPLENDORE DEL VENTO. Il Labirinto di vetro (fr. 2005)
EB di Terzet
JJ
Vedere ogni cosa nella sua verità è un primo passo verso la creazione, e questo suppone uno sforzo continuo.
Creare è esprimere quello che si ha dentro. Ogni sforzo autentico di creazione è interiore.
(Matisse)
RICAPITOLAZIONE
Sempre abbiamo fatto i conti con lei che una volta sentimmo alta, che ancora cerchiamo lungo le asprezze delle poltrone nei pomeriggi lunghi da soddisfare quando il calore della sigaretta
tranquillizza lo spietato bevitore appoggiato alla sbarra scivolosa. Forse anche negli autobus
affollati di impiegati accigliati nelle mattine grigie dalla periferia verso il centro, nel viso rigato
del pastore d’Abruzzo, del venditore ovale di gelati, lei si affianca a quella che disegnò vulcani e
giganti mentre Picasso dialogava con Matisse prima di passare a dipingere donne con nasi doppi
lui odalische sul mare. Pollock la strizzava dai tubetti, attendeva che allagasse la terra a chiazze a strisce a grumi perché fosse armonia di forze e ritornasse a lui. Poi Ernst s’impadronì di lei e aiutato dalla signora vide la madonna sculacciare il dio, così la forza uscì da lui per non essere risucchiata da colui che vuole dividere. Chi vuole dividere ha vissuto unito,d’invidia ha piena la mente
vuole instaurare un dominio diverso da quello in cui fu. La gelosia per chi vive in pace comporta una velocità di decisione per non far diffondere serenità, la soddisfazione adeguata, la vittoria dell’avverso. La velocità è amica della malizia e della malignità che in un gesto si giustifica contro le obiezioni incerte di tutti quelli non in pace e non possono vivere anche se compagni dei triciclici.
Ti investe improvvisamente scartando a destra, sbattendo contro il petto con colpo sordo elastico
e ti svegli dal piccolo incubo ricordando a fatica i personaggi che ha narrato durante la notte, segnale della vitalità delle energie che ancora rimangono per proseguire a vivere, alternando incubi a paure nella semplicità di un trascorrere gli istanti ricolmi di soddisfazioni di ricchezze che riconosci a stento, che diventano produttrici di mostri non di sogni dolcemente servitori della veglia
notturna trapassando le trame concrete di Auden, le peripezie pensate da Eliot, le scorribande
di Apollinaire tutti aspiranti al significato oltre ogni senso ed immaginazione, lasciata indietro
ogni psicologia, ributtato ogni individualismo, giocata individualità con eternità. Anche Ungaretti gareggiò con l’improvviso avvistamento di quella luce particolare – immensità ne rimase per sempre colpito e altro non ricordò così chiaramente come Dante che tutto vide niente disse seguendo l’insegnamento di Platone e Gesù, come il placido Buddha non rivelò niente se non la completa disposizione a dire tutto quello che aveva imparato,diversamente da Schopenhauer che
truccando la vita col vivere insegnò agli altri di rinunziare a tutto quelloche lui non disdegnava di raggiungere.
*
Con chi giochiamo a tresette?
Vogliamo il massimo punteggio
essere segnati sul libro
a ricordo imperituro dei soci.
Un libro è la registrazione
di una segnatura anteriore
trovata una mattina passando
la lametta sul viso, quando
sentiamo un bruciore sulla nuca
sulla punta della lingua
e corriamo dal medico paurosi
di qualche strana malattia.
Di fronte alla pagina scoprimmo
il bianco, il peggiore dei colori che
tutti li fa’uscire oltre ogni volontà
consono agli allunghi neri dei versi
appropriati alla disposizione del disegno.
*
Incespichiamo incerti nel fare
annaspanti per le passate bufere
poco convinti ad affidarci
a chi non vediamo, solo pervicaci
nel richiedere aiuto e consolazione
di chi ha scienza.
Poco disposti a dare a dire
a chi non parliamo, della nostra
stoffa non confezionato,
un problema di marchio
per fidarci di altra azienda
cercando il taglio perfetto
pensando alla nostra consumazione.
*
Quando il pensiero scappa
verso altre posizioni,
la prima questione è
l’apparizione di lei
la relazione con noi anche
se il postino si attarda stanco
indifferente alla lettera attesa.
Liberi nella necessità di scegliere
di eleggere la forza a nostra
maternità e amicizia oppure di
rimanere orfani e cercare
per strade affollate l’altra
madre scambiata per la bella
commessa della pasticceria.
Qui la posta. Chi debba
per primo avanzare il passo,
chi iniziare l’avvicinarsi
nella risoluzione di non essere
schiavo o servo ma
paritetica pedina che svolge il
suo compito sulla scacchiera
dove il Re si mangia la Regina no.
*
Il primo passo è quello più
facile. Difficile, una volta
compiuto, è non cadere
nella tentazione di rimanere
nello spazio raggiunto,
nel circolo che di due fa’uno.
La dialettica del vecchio Aristotele
è superata da quella che conserva
i soggetti della relazione,
la dialettica che tiene conto
della persona senza più salvare
astrattezze metodologiche,
non curandosi del sistema
a discapito della verità.
La persona sta nella forma
che le è propria, questo
il grande gioco che bisogna
giocare e decidersi per una
buona volta che non si possono
ermeneutizzare le cose a proprio uso
né si possono spostare le caselle
perché i conti tornino
soprattutto a quelli del mondo.
Giotto per essere Giotto
andò alla bottega di Cimabue
imparando imparò a dipingere
in maniera nuova e superò
come insegna Leonardo, il
maestro perché destinatosi
alla galleria dell’eternità.
Non si può essere quello che
si può essere senza maestri e
compagni di strada sapendo che
si diventerà maestri a noi stessi
che andremo a cercare discepoli
allievi a cui reciteremo parole
perché il sapere sia trasmesso
si evolva nella trasformazione
dell’altro e così via e così sia
verso la lenta e inesorabile
ricostruzione della Perfezione.
*
L’eternità passa per la storia
inesorabile come il destino
di chi si ferma alla storia
credendo col vecchio Hegel
il cavallo bianco sia Incarnazione.
Accettare una parte non teatrale,
stare nel gioco una volta
risvegliati dal sonno che
prende nel pomeriggio
prima della passeggiata,
sapere che non si può recitare
la persona che sei, gioiosi
tendere seriamente a quel fine
che un bel giorno abbiamo trovato
improvvisamente appiccicato
addosso come il maglione
senza richieste senza
domande abbiamo risposto
sì o no, comunque replicato
alla chiamata che non risparmia
anche il più ignavo degli ipocriti.
O il più operoso tra i molti che
si trovano nei cataloghi d’arte,
per lo più noiosi perché
riproduttori d’immagini senza
che figura sia tratta, senza che
pensiero poetico si disveli,
senza che il lettore senta formicolii,
un disagio una insofferenza benigna
tra le nervature e la polpa, indici sicuri
di essere in qualcosa di strano,
forse non di nuovo certo singolare
in quanto segno dardo punta,
lingua feroce e pietosa si affaccia
alla luce, disegna un ballo
movimento che ritorna per
le strade tra i giovani
che danzano il passeggio.
*
Camminare tra strade sconnesse
marciapiedi poco asfaltati
scalinate rotte tentando di arrivare
al centro televisivo dove sei
ospite per parlottare in un salotto
stanco distratto di bagattelle,
senza strategia senza passione,
sotto lampade bollenti rivolto
ad un pubblico volgare che poco
desidera, di poco si accontenta,
trovare l’occasione per proporre
un banale progetto, spendendo
tempo fuor di discoteca.
Altro il venditore di almanacchi
si aspetta dal gentile pubblico,
affermando sicurezza di relazioni
tra i fati del cielo e della terra,
quelle corrispondenze che
porta segnate sul suo libretto
segnano i piccoli i grandi
avvenimenti, le cose da farsi
tenuto presente che le stelle
hanno influenza qui tra le
umane cose, non superstizione
ma concreta relazione tra la luna
calante e le dalie perché distendano forti
i petali, innalzino i fiori
sino a tutto l’autunno che verrà.
*
Coltivare i fiori, curare l’orto
è buona regola per il cardiopatico
senza stancarsi, seguendo il ritmo
della natura lasciando gli affanni
agli altri misurandosi con le foglie
i petali le radici la terra calda,
con la soddisfazione di qualche
buon innesto, la raccolta dei recisi
le belle pesce luminose e
gli invadenti profumi degli odori,
tra il rabarbaro e il vecchio melo
con il nido germanico che ancora
non ha ospiti al contrario
della vasca che di carpe rossorogialle
e passerotti e tortorelle è anche
ritrovo alle solatie lucertole.
La campagna è un bene non solo
per chi soffre gli attacchi del male
o soggiace alle malizie di Pan
che si manifestano non più
nel pieno del meriggio ma si
allargano dalla prima mattinata
al momento iniziale della penombra
evidentemente avendo chiesto
il dio agli organi superiori una
diversa e più ampia sistemazione
dei propri interventi. Anche coloro
che sulla superficie apparente
della calma trafficano gli affari
e danaro altrui e chi sistema
certificati e cartelle, quelli
a cui abbiamo consegnato la tutela
formativa dei nostri figli, anche
costoro possano trovare
giovamento e miglioramento
praticando l’aria più frizzante
della campagna e non più soltanto
le libere spiagge portatrici
di screpolature e rughe oltre
le imprudenze le malefatte
non diligentemente nascoste.
*
Risuonano di belle canzoni
ancora le campagne oggi,
di lontananza giunge il
cantare e lo sbattere dei piatti
là in fondo oltre la strada provinciale
nel gruppo bianco di castelli
innaffiati da una luce verde dove
s’incontrano quelli che la sera
risalgono dalle spiagge della riviera
a scambiare anche e risate
contenti e felici delle misture
da bere accompagnate da baci,
corteggiamenti sino all’ora
massima quando il ballare è
interrotto dalle gioie più solitarie
e intime, prima di ritornare alla casa
con qualche trepidazione se non
problemi più gravi di una foratura
da muovere le cronache del giornale
pomeridiano e la deposizione
di un mazzetto di fiori
ridicolo sul palo della luce
a rimembranza non sicura
di una avventura sfortunata.
Ma sino a quando gli artisti
dovranno dipendere da ricchi
venditori di salume?
Eppure il re di Francia
capì l’importanza del vecchio
se lo tenne vicino,tardi
per il decisivo tocco
al san Giovannino, per il bacio
al bel segretario e si spegnesse
triste lontano dalla terra sua e
dai contorni che aveva gustato
di cui rimase indeciso di godere.
*
Dal color della malva con
saettate di azzurro e grigioperla
quella sera a Bettale nello stupore dell’affresco
audace consegnato al mondo della pittura,
le autorità incapaci oltre la
vivacità coloristica, la bella cosa
arredo della città, senza capire il
senso che solo da Mantova con
Alberto fu sottolineato portando
la dignità del significato
alla naturale espressione.
Intanto Giovanni uscì dalle ristrette
sponde della Sicilia a consacrare
la pittura non sugli altari delle gallerie
ma tra ascensori e scale, in girotondi di
stanze dove i brillii i graffi e i
grumi di spazi amplificano
i piani nobili dei vetusti palazzi.
E Dante nella solerte Bologna,
Serse lassù a Trieste, Davide e
GianBattista a Seregno
tendono a coniugare
tradizione e novità nel segno
della frantumazione dei generi,
nel rispetto dei singoli generi
che si baciano, non più scatolette leibniziane.
Ascanio contemporaneo a Roma
immerge nei tessuti urbani
le sue pazienti tessiture
continuando la sua feroce e
solitaria opera di tappezzare
il mondo per decoro migliore,
per nascondere le mancanze
fetide nelle infinite crepe
e le altre indicate da Paolo
Altri, poco chiassosi, come
Raffaele s’impegnano
perché i segni d’oro si moltiplichino,
più di una lezione di semiotica,
e buchino l’astratto, e reale
simbolo si conficchino nella
terra del mondo per scrostarlo.
*
Come direbbe l’attento
professore di filosofia, tutto quello
che vediamo che abbiamo veduto,
quello che vedremo per quanto
vedremo, avrà un significato ovvero
un’impronta decisa che nessun fango
nessun acquazzone dal Nord,
nessuna sabbia dell’Africa potrà
mai cancellare se coltiveremo
astri sedum delphinium alisso,
altri fiori più delicati e sospettosi
con la massima nostra passione.
Non raccoglieremo niente della vita
che ci è davanti e aspetta di essere colta
se non allungheremo la mano
sotto la custodia della Passione.
Quando sopravviene notizia
di catastrofi naturali, quando
pensiamo che posiamo il piede
sopra faglie di polveriere che
si aprono sollecitate anche
dalle nostre sventatezze e
morti si accatastano nella conta
e la vita continua tra i lutti,
continuamente gli uomini
subendo il trauma della
separazione, allora qualcuno
getta la spugna e urla contro
il Silenzio. Speranza vola via.
Ritorna la disperata illusione.
Il nonsenso del vivere spinge
i giovani alla musica confusa di acidi,
li allontana dall’affetto degli amici,
li tiene distanti da ogni affidamento
e non sappiamo più che dire che fare,
ma improvvisamente ci inventiamo
l’invito al ribaltamento, li spingiamo
noi inermi a guardare le opere d’arte,
visitare qualche convento sperduto
per trovare una ragione sostanziale
che dice la vita vale essere vissuta
massimo nostro bene da salvare
nel comune naufragio del tradimento.
*
estate
scodinzolano sul mare
seguendo il sole
come un cane il padrone.
agosto dei mesi il terribile
saluta i bagnanti e l’aereo
che incita a divertirsi
*
dipingono scatoline
passando neve e sole
non dimenticano
lattuga e rose rifiorenti
e quelle sarmentose.
tutto è rosso al contrario
dell’azzurro dei mosaici
su conventi e chiese
*
vanno per mano
a comprare i dolci
per la piccola festa
due bambine
per la strada inglese
dimenticata
la via del ritorno
Naturale e senza dolore
Sarebbe la morte se gli dei
A noi fossero concordi.
una cortina s’innesta a pulsazioni
del viso mentre si allarga il ventre
come vino birra tè abbondanti giù,
si dilata ancora il contorno roseo
sino alle anche e i muscoli palpitano
il diaframma fermo e l’aria irrigidisce
bloccata tra le anse sino agli occhi
e la lingua arida. Il respiro
non è più e la sensazione del cuore
s’impiastriccia con gli altri organi,
allora così giunge l’estrema vita
cosa ignota che qualcuno vuole
e non sappiamo mai perché prenderci
Naturale e senza dolore
È la morte quando gli dei
A noi sono concordi.
*
un lampo esce a rincorrere
il viottolo giallo dove sostano
le succulente variegate
dal vento allineate alla marea
che viene dal sud e rischiara
i cieli aperti alla notte
sopra un’orizzontale alto
sulle montagne striscianti
linea azzurrina oltre
i tigli che delimitano
campi arati strade
non rettilinee dirette
alle case di paglia
*
Avremo resistito
alla nostra fede
cambiata in altro,
avremo tribolato
deboli come ora
dinanzi al bicchiere
pieno di vino?
Alle lusinghe del vivere
ai fantasmi della noia
ai miraggi delle possibilità
ai deliri delle immagini
avremo resistito
sulla nostra linea
a bicchiere vuoto?
*
luminarie accese
luci nascoste
splendido coro
fanno
i nostri cuori
intiepiditi
rischiano
deboli risposte
*
Nel tempo
Impaziente e frettoloso
Il cielo doppia
La nostra buccia
Senza limite e regole,
Andiamo non più
Volando senza vedere
La distanza minima,
Lo spazio impolvera
La dolce mattinata
Rammentandoti
Che sei gettato
Nella curiosità di sapere
Fatalmente,
L’uomo non cede
Avanza cresce a dismisura
Imparando a sparire
Lento paziente
Dietro veli che guardano
La terra che s’incendia
Di sera.
*
A tratti il sangue
Inseparabile degli uomini
Guardo e mi perdo
I dadi sono oscuri
Sull’estrema parola
Dove si scordano i sogni
Affondano le terre
Le genti si sfanno
La bestia respinta
Respinti eserciti e dei
Rimane un sogno
Ancora una volta
*
vedo macerie
m’incanto sui morti velati
piangono sparano corrono soldati
un ponte distrutto
allegria e riposo assurdi
rimane la polvere estiva
i copricapi invernali
circondanti rovine
nel percorso fotografico
*
Rovesciato sull’argine
Immobile un elefante
Giace innalzando le zanne.
Riparato un aliante
Spiana il vento
Su aironi e paludi.
Catturato un vecchio
Fissa gli occhi persi
Sulla feritoia feroce.
Immobili sono ritratti
Rovesciati su se stessi
Catturati per strada.
Lasciati i tatuaggi
Mostrate le cicatrici
Riposano su divani sfasciati
Come le facce del mondo.
*
Ogni pomeriggio muore
Un bambino lungo il fiume
Ogni pomeriggio il fiume
Si ferma ricordando le perdite.
I morti portano piumaggi
Di fango per i due viandanti,
Nuvoloso vento tra le torri
Feriti nel giorno della gloria.
Non c’erano tocchi nel cielo
Quando t’incontrai all’osteria,
Un frammento di nuvola
Bassa sulla terra ti accompagnò.
Un gigante d’acqua stava sul monte
La roccia spandeva margherite
Sul corpo con l’ombra delle viole
Morte fredda, un angelo, sulla riva.
*
stupito della libertà
s’aggira davanti al muro
non vede confine
inciampa su un sasso
perde l’occasione
di vedere che cosa
oltre la casa.
*
Perso tra i sentieri
Perversi del monte
Alla cerca dei sacri
Ippocastani e mirti,
Senza saper dire quando
Vicino al luogo si apre
Il petto chiaro e immortale
Sente il dialogo affine.
*
.
la nebbia è una grande invenzione
del maestro per sottrarre le cose,
non solo alla legge
ma all’anima gentile che si
affaccia: non vede niente, il tutto
informato di nero, vede solo
nebbia e la riconosce
*
il disco d’oro
Sette perle cadono
Dalla melagrana
Nella bocca del pesce
Che le risputa sulla roccia
Lucida pietra ricamata
A labirinto segnata.
*
Dove i segni giovannei
Sotto questa pioggia innaturale
Crampo alle mascelle del cuore
E tutto brucia più del gin?
Dove i segni bruciati dal computer
Assorbiti dalla penna stilografica
Mangiati dalla carta appiccicosa
Spariti nei priorati privati
D’ingegnosi malandrini
Disperati segni di una
Discendenza interrotta?
Quel mondo è finito da tempo
E nessuno ha inventato quello nuovo
Preso dalle attrazioni del weekend
In un desolato posto senza sabbia
Senza benzina, fermo tra le crete senesi
Aspettando un asino benedetto.
*
ciechi di chi vede
tra la spessa siepe,
che della carne e
del fiato nostro?
*
???
Slancio
Discutono al buio
Continuare restare.
Niente collegamenti
Più,
Soli rimasti all’obiettivo
Ma senza ordine.
Allora la responsabilità
Cala come presagio
D’oracolo e colmi
Scelgono il capo
Di terrore e di vita.
*
il vento spinge la sabbia
oltre i muri che cedono
all’occhio dal passo veloce.
Non ci accorgiamo che
batte l’ora preoccupati
delle carte e fuggiamo
sbarrata la porta
*
nel novembre chiuso
senza piacere e nostalgia,
cuore sbranato nel sottobosco,
amore in coma protetto nella
pancia dai sudori le tovaglie
unte bottiglie di champagne
fatto con la polvere di cucina
*
robots
disordini elettromagnetici
quando sentiamo
anomalie neuronali
canto e paura dell’upupa?
*
tra i labirinti della nave
cerca appoggio al piede
come in bilico sulla scala
cogliendo l’ultimo acino
*
incertezza di Brodskij
Che cosa possono insegnare i genitori
se non hanno insegnato niente
niente rimane se non l’afa
della strada senza giocare.
Miseria e intelligenza hanno insegnato
a tuo padre a tua madre il lucido parquet,
nonne e cameriere, stizzosi parenti
limpida immagine dei neri piedi morti
ricordo più netto come quella notte
aspettando la Befana saputo del padre.
Esule e fortunato tieniti o poeta, se puoi
parlare tranquillo della memoria vicina.
*
sprizzava spuma il cavallo
nuotando fra le fanghiglie,
ergeva il collo verso la riva
sicuro il muscolo delle redini,
ma il fiume lo tirò giù e l’uomo
*
montagna
tanti agnelli affamati
oltraggiano le colline
rubato ai fiori il sole
affaticati e resistenti
il grande poeta parla gentile
al bimbo che piange per
la faccia troppo rugosa
*
tsunami
Una tempesta speciale
Travolge anche gli stomaci
Degli avvoltoi ripieni di morte.
*
battaglia
dal monitor la bomba
spande paura e tremano
gli occhi rotondi mentre
cantano i nuovi soldati
dopo gli spari del cecchino
che chiede pietà d’acqua
con una pallottola in fronte
*
convalescenza
La penna tentando
pulitura di scorie scopre
se compiuto è il compito.
Paralleli i polmoni
aria per il corpo cercano
nuova per l’anima
negli intervalli del ritmo.
*
icona
Il Gran Drago
irato per la spada e geloso
del piumaggio inonda di fuoco
la valle scappando dalla luce
Del Bel Cavaliere.
*
Otranto
Sulle punte addosso a ingombranti
sagome incerti delle dottrine
cerchiamo una composizione
stupefacente che solo di sangue
di sale odora e non lascia transiti
nella piazza dal vento albanese
spazzata su turisti dubbiosi.
*
loro sanno
Nuotano i pesci sicuri
di mangime e ossigeno
corrono nell’acquario
si puliscono nella ghiaia
fanno il bagno nelle bollicine
le foglie gustando tranquilli,
distaccati dalla volontà esterna
soddisfatti della limpidezza promessa.
Felici del loro stato in barba ai profani
all’amico poeta dotto di passeri e gelati
non dell’amore che offeso l’uccise.
*
23 settembre 1943
Sudati e sporchi di polvere
piangiamo al gesto grande
che ci assale e ci rende rei
forse volendo essere eroi
sciupando ogni contrazione
lasciando andare le cose così
così bruciando ogni sentire
ogni sentimento creativo.
*
creazione
in bilico sul mondo
se ne va la Bionda
con coraggio e senza
paura tra tele e tavole
dipingendo alfabeti
per dare parola d’oro
all’angelo trovato
*
Seefeld
Due nubi bruciate
Dalla lussuria del sole
Vanno tra le nuvole sotto
Quelle che amano i faggi
Della montagna nera.
*
Pinakothek der moderne
Le urla sommesse
delle opere d’arte
- rispettose degli amanti -
inchiodate ai muri
tra bari e ladroni
non odono gli alberi
mentre si beve un caffè.
*
Le scarpe di van Gogh
Dio mi ha dato un piede grande
e io stando al patto mi compro
scarpe comode per non cadere
quando incontro la donna nera
fatta a trapezio che si raddrizza
alla sera davanti al fuoco.
Con queste scarpe grandi mi difendo
dalla barbarie dei camminatori
tra segni di distruzione sperando
di non bruciare una vita
per la follia di un capolavoro.
*
Adrian Monk
Niente spaventa se
nell’ordine delle cose,
non un pezzetto di carta
sul mondo appena pulito.
*
ti svegli appena nato
non riconosci la tazza
i biscotti il bicchiere,
debole e dolorante come se
il buio ti fosse compagno.
E arranchi e borbotti
pensando che poesia è solo
una spruzzata di visioni.
*
Non hai bisogno di vederlo il mare,
lo senti quando apri una persiana
come Henri sulla Promenade.
Alla sera quando ti prepari al riposo,
odi il dondolare delle onde quando
il buio è brillantato dalla giovane luna.
Non hai bisogno di vedere il mare
basta che lo sai per essere felice.
*
naufragio
La Mare e Vento è affondata.
Due uomini sono annegati.
Signore, solleva i loro corpi
restituisci loro la forza.
Non badare alla lingua
dei padri che consolano i figli
dei giovani che piangono i vecchi
siccome amore non conosce tempo,
e trattieni il senno nostro quando
crediamo di saper governare tutto.
*
Il fiume corre tra rocce
per la valle ancora stretta,
scende bianco tra la spuma
ribaltata dall’acque contro.
Rotola e precipita dall’alto
con acqua azzurra e chiara,
ma alla fonte si ritrova del fiume
il sottile rivolo che sgorga limpido.
*
Spine ordinate come foglie
passa una vita solitaria
riassunta in un giorno di fiore
prima di spegnersi per sempre.
Un’occasione è un’orma
del cammino iniziato e rimane
sebbene tutti i tentativi
di seppellirla con la pietra.
*
a Davide, raggiunto a Rimini
Ne più mai lasciar crescere i dubbi
E passeggiare nel silenzio
del lungomare mentre giocano
Simone e Leonardo con le nostre
Parole che sanno di sabbia e i soprusi
Del palazzo, qui dalle province
Lontane sapendo malizie e bari,
Obbedienti ad un legge che
Conosciamo non divina ma
Fermi alla parola consegnata,
Mentre il mare insorto non
Comprende il perché della furia.
*
Non è facile credere nell’inconoscibile giustizia.
Auden