Tu sei qui: Portale PIAZZA 3 CASA DELLO SCRIBA Dell’artepoesia di Antonio Spagnuolo: dall’illusione all’utopia.*

Dell’artepoesia di Antonio Spagnuolo: dall’illusione all’utopia.*

EB di Terzet

 

Petrarca scrisse contro un medico sciocco ignorante incolto. Medico non di Napoli, dove carisma del luogo è che intelligenza e cultura siano a contrappeso di un popolo che si fa plebe per disperata storia e cronaca, popolo endemicamente creativo.

Chi potrebbe amare di pancia di cuore di testa San Gennaro e Maradona? Chi essere ricolmo di fede autentica e superstizione? Chi relazionare gli opposti e i contrari meglio di una etnia che dagli dei ha avuto i doni sia della terra sia della mente, caso singolare al mondo?

Chi potrebbe condensare strazio e gioia, chi versi antichi con modularità sperimentali, chi essere trafitto dal muro della morte e dalla lingua di Dio?

Spagnuolo, artistapoeta, riesce e va oltre:

La casa in un vortice sprofonda,

senza perdere tempo

[...]

il crollo dei rottami per l’autunno…

Fermo in ascolto rielaboro visioni

nella lingua di Dio…


Perdita del senso, assenza di significato riecheggiano all’occhio di Spagnuolo, ma cose ed oggetti esistono e lo spirito reclama la sua parte così i versi non sfuggono alle domande e da rumore si fanno suono ritmo canto antichissimo che si espande d’attorno per un futuro che si apre e lascia vedere i cristalli non più rotti in schegge schwittersiane, ma composti in lampi giorgioneschi. Visione di un cosmo dove Bellezza rimane il punto cardinale per vivere quella vita continuata che l’artistapoeta e l’uomo sanno di non potere qui ed ora e dolorano per questo, sebbene cuore e mente insinuino un dietrolascena.

L’illusione, ossessiva presenza di Pan, infierisce sull’uomo che tenta di sfuggirle cercando l’inganno celato tra gli intrecci delle cose, gli intrecci segreti delle stelle, gli intrecci misterici tra le persone, e l’artistapoeta troverà, oltre ogni equivoco, l’ambiguità vincente negli occhi nell’agosto nel vento nell’andare nel ricordare nella memoria.

Illusione che la fantasia creante di Spagnuolo tenta di vincere suturando le cicatrici e le divisioni del giorno, della notte, di ogni cellula, di ogni atomo per trovare il nucleo indivisibile, il perché dominante che sentiamo domandando ancora una volta quando l’orizzonte sembra vicino, quando sembra irraggiungibile.

Spagnuolo sa (i suoi testi testimoniano) che cedere all’illusione produce la concatenazione di rimpianti di sentimenti perduti, di scoraggiamenti temporali e spaziali, di non saper più distinguere tra negativo e positivo; sa l’artistapoeta che l’illusione spezza le membra.

E non vuole:


Non riesco a distinguere gli orgasmi

del travaso infingardo:

ricompongo le membra!


Si decide per altra strada da esplorare, con passione ferma e non insulsa, per altra via più difficoltosa più ardua dove si passa per timore e paura e dolore, ma tenta e riprova a trovare i vari frammenti della vita propria ed altrui, si lascia ai numi tutelari, al sentire suo per modellare una levità vivente correlata a versificazioni meno straziati meno lacerati (Porta) e si lancia nello spaziotempo dell’utopia: luogo dei desideri del piacere della delizia del raffinato narrare, delle Muse meraviglianti.

L’artistapoeta si lascia a costoro che sa essere non illusioni, ma reali pensabili e consistenti, non a tutti gli esseri visibili ma esistenti come gli spartiti di note accurate e rimbalzanti, giocose e drammatiche (Beethoven) oltrepassanti il muro di marmo dove sbatterono tanti ingrati a questa vita che dobbiamo onorare e glorificare con il nostro più grande potere: la poesia e l’arte coniugate: artepoesia che avviene da sempre:


Come viandanti rimetto al cielo

il soffio della mia filigrana,

le ombre diluite di ogni mia passione,

per nascondere il segno del timore.


Assenza e illusione scompaiono, si dileguano nei sintagmi di Spagnuolo che trasfigura le immagini in figure, la sceneggiatura in un solfeggio corale ed intimo che si fa sinfonica simbologia perché la terra diventi cielo e il cielo terra. Sconvolge il sotto e il sopra, i luoghi comuni che ci annientano per il tramite di un amore totale che apre a siderali prospettive, ad infiniti leopardiani:


Rammenti le vibrazioni del violino

nell’Ave Maria per noi due soltanto,

tremanti alle corde nell’accento

al singhiozzo trattenuto appena?






Ettore Bonessio di Terzet, aprile 2014

*Antonio Spagnuolo, Il senso della possibilità, Napoli, Kairòs edizioni, 2013

Antonio Spagnuolo, Come un solfeggio, Napoli, Kairòs edizioni, 2014

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