Tu sei qui: Portale PIAZZA 3 CASA DELLO SCRIBA Il poeta che toccò i seni alla regina

Il poeta che toccò i seni alla regina

Anonimo del Gaud

[Dal: Fascicolo del P.M. e del Procuratore dell’Accademia per l’Assassinio come una delle Belle Arti:

Quadro indiziario; Motivi; Griglia di Parsons; Orientamento tecnico-strumentale del Lafcadio Incaricato,

in: ANONIMO DEL GAUD, L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2003]

 

 

 

Tomaso Kemeny

·(Budapest, 1939; vive tra Milano e Pavia, dove insegna Lingua e letteratura inglese e fa l’angelo che vede seni  a occhi chiusi e persino aperti)·

Titoli: Il guanto del sicario, Milano 1976; Il libro dell’Angelo, Parma 1991; La rima non scalda, Como 2000.

 

1.

Il poeta  è un legionario inattuale dell’immaginazione creatrice.

Il Lafcadio Incaricato avrà fianchi da amatrice e partirà dall’Isola dei Seni, dove “le donne, nude, giocano a girotondo”[i].

Sotto la maglia estiva il prodigio di seni donativi[ii].

Il Poeta: “Che attrattiva ha questa donna che cammina turbata dai suoi seni troppo vivaci, vivaci come lei stessa non poteva immaginare, sotto la blusa nuova! Un altro giorno questo non avverrà più; ma oggi ella non può più retrocedere e continua la sua passeggiata intimorita dal modo in cui spiccano, si muovono e la denudano i suoi seni”[iii].

La sconosciuta: “ Per te nulla esiste oltre il seno?”[iv] chiede, fatale, al poeta bloccandogli il respiro.

Il poeta, folle davanti a quei seni, avverte da quel momento tutta l’inutilità del suo lavoro alla ricerca di quanto in essi si trova risolto in maniera inimitabile[v]. Non scrive più poesie, rinnega, più che Il guanto del sicario, Il libro dell’Angelo:

la linea della vita solca il campo

di grano. L’estate illumina seni

di sole.

 

Se non rinnega il suo passato di poeta e continua a scrivere, lascia una lettera diretta al giudice:

“Mi uccido perché non posso afferrare completamente i suoi seni”[vi].

 

2.

Il poeta, che è un Legionario inattuale dell’immaginazione creatrice, quando attraversa il cammino della via più frequentata di Pavia, di Milano, di Budapest, ascolta sempre quei seni che si avvicinano e che lo chiamano.

Sente sempre che qualche cosa di molto soave inciampa in lui, dietro di lui.

La sua schiena è sensibile come un petto e forse lui ha la schiena al posto del petto e il petto al posto della schiena. Aveva già avuto una sensazione simile il giorno che l’illusione si mise alle sue spalle; “poiché tale è l’attrito dei seni dell’ideale, l’ideale e l’illusione temendo d’esser realmente afferrati dalle nostre brusche mani. Ancora una volta quel seno tornò a supplicare; un’altra ancora, e ancora…”[vii]

Quanto tempo era ch’egli camminava così?

Camminava inseparabile, fatale, instancabile, dissimulando.

Se quel fregamento fosse continuato, certo il poeta non si sarebbe fermato mai.

Probabilmente camminerà così chilometri e chilometri.

Certo si allontanerà dal Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere di Pavia.

Il contatto sarà di quelli che costringono il pensiero a mettersi a fianco di colei che ha chiamato il poeta con le falangi dei suoi seni[viii]:

“Per te nulla esiste oltre il seno?”

“No, non esiste” risponde il poeta acceso in quel tramonto che gli incenerisce il cuore.

“Parole in fiamme ti esigono

nel deserto del mio letto”[ix].

“La rima non scalda – gli risponde la sconosciuta che si fa accendere da un altro passante – e il desiderio scandaglia invano il seno della notte”.

Il boato del tuono colma di semi oscuri il giardino e un pugnale teso nel torso dell’aria[x]

blocca fatale il respiro del poeta.

3.

Istruzione di Ramón Gomez de la Serna;

IL POETA CHE TOCCO’ I SENI ALLA REGINA

 

“La regina ha dei seni bellissimi, più preziosi dei gioielli abbaglianti della Corona, più preziosi delle sue due corone che valgono dieci milioni di grosse monete d’oro; dei seni la cui bianchezza spicca sullo sfondo dell’ermellino reale. La regina li mostra quasi completamente, regalmente scollata, sapendo ch’essi godono di una impunità assoluta.

Si nominerà Poeta di Corte Tomaso Kemeny cosicché possa seguire ogni giorno in piedi sul predellino posteriore della carrozza alla Federico la regina e che per questo possa vedere i suoi seni bellissimi e donativi in tutto il loro splendido rilievo, tanto da distinguere perfettamente il canaletto che li separa.

Un giorno, finalmente, il poeta perderà la testa e abbracciando la regina per di dietro stringerà fra le proprie braccia, freneticamente, il busto reale; per un momento solo, poiché l’audace e intemperante poeta verrà immediatamente afferrato e ammanettato.

Poi lo si giudicherà sommariamente e sarà condannato alla pena capitale con l’arma prescritta nel 3° capitolo de “L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti”.

Per l’esecuzione, tutta attivata con formale procedura e rispetto dei tempi, gli si chiederà, come si usa fare con tutti i condannati a morte, di esprimere l’ultimo suo desiderio ed egli domanderà di certo i seni della regina.

Quando maneggerà, recidivo, il prezioso busto reale, la trágula, lanciata da un Lafcadio olimpionico, gli toccherà il cuore.”

 



[i] “C’è senza dubbio un’isola sconosciuta, che per i seni meravigliosi che vi dimorano si potrebbe chiamare l’Isola dei Seni”: Ramón Gomez de la Serna, Seni, trad.it. Dall’Oglio, Milano 1978: pag. 194. Cfr. , più avanti: “I seni dell’isola sono come perle con un oriente mirabile, grosse perle che rischiarano la luce, che l’arrossano e le offrono un globo su cui posarsi, un globo perlaceo in cui la luce del giorno, dolcemente conservata, brilla anche la notte. Nell’Isola dei Seni, le donne, nude, giocano a girotondo, esse medesime sedotte dalla bellezza della collana che i loro seni compongono”.

[ii] Cfr. Tomaso Kemeny, La rima non scalda, Dialogo libri, Como 2000:

“(…)Sotto la maglia

estiva il respiro innalzò

il prodigio di seni donativi”.

[iii] Ramón Gomez de la Serna, trad.cit.: pag.234.

[iv] Cfr. Tomaso Kemeny, op.cit.:

“Per te nulla esiste oltre il seno?”

Chiese, poi, fatale, bloccandomi il respiro”.

[v] Cfr. Ramón Gomez de la Serna, trad.cit.:pag. 179, si estrapola dal paragrafo “La donna assassinata dallo scultore”.

[vi] Cfr. il paragrafo “Il suicida” in Gomez de la Serna, op.cit. a pagina 201.

[vii] Cfr. ancora Gomez de la Serna, op.cit. il paragrafo “Il seno che chiamò dietro di me”: pagg.60-61.

[viii] Ibidem: pag.61.

[ix] Tomaso Kemeny, op.cit.: sono i primi due versi della poesia che dà il titolo alla raccolta. La risposta della sconosciuta fa il verso ai versi successivi.

Parole in fiamme ti esigono

nel deserto del mio letto

che la rima non scalda

e il desiderio scandaglia invano

il foglio illibato e lo solca

di tatuaggi di sangue e di fuoco

e di insaziati arabeschi.(…)”

[x] Cfr. la poesia “Semi oscuri” nell’op.cit. di Kemeny:

“Il boato del tuono

colma di semi oscuri il giardino;

il vento replica il suo fischio

-un pugnale teso nel torso dell’aria-

(…)”

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