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Il triangolo della longhina

V.S. Gaudio

Il triangolo della longhina
La Stimmung con denis roche
(récits complets, Paris 1963)
Sull’eros –liCOU

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longhina01
[©Fred Spencer 1979]
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A Georgina Spencer*
 

 



I
Eccola uscita dall’immobilità in cui
Questo triangolo d’aprile non fa nessun
Cono d’ombra sui suoi riding-breeches
Questa trasparenza da cui non posso che
A lungo ammirare la sua giacca di tweed
Come se dal movimento che la unisce
Al puledro un tweedle tracci
In longitudine il meridiano dei suoni acuti
Con cui tanta graziosa bellezza cavalca
La verticale del poeta

II
Non so se i suoi tratti siano tra il sorriso
E la gioia su questo prato che dovrà pur
Essere quadrato per come all’orizzonte non brilli
Nessun sole e né permetta all’occhio di scorgere
Qualcuno seduto sotto gli alberi
My Lady, non so se siano i suoi riding-breeches
La poesia che sta spuntando in lontananza
Come uno stupore in cui il giorno dietro la collina
Della malizia risolva in prospettiva l’assenza di ombre
In questo passaggio al meridiano che è il vostro,Milady
 
III
Considerate My Lady che è mio dovere drizzare
La testa bellicosa in modo così alto da toccare
L’orlo della vostra guancia mentre con la longhina
A destra e la frusta a sinistra fate di questo triangolo
Col puledro il triangolo schiumante del mio amore
Che è una frontiera merovingia o semplicemente
La parte posteriore del vostro riding-habit
 
IV
My Lady, che galleggiate così evidente sulla linea
Dell’orizzonte in questo prato così morbido e chiaro
Dove potrebbero esserci i fiori del pesco o una
Tranquilla solitudine che non va mai aperta
Senza considerare il fatto che nessun nido d’ape
O un’altra protuberanza potrebbe mai esistere
In un maneggio che seppur non sia in Normandia[1]
Accanto a molti passaggi e a mille templi
All’estremità dei vostri riding-boots per una volta
Che si finisce col trovare il mezzo o la figura
Con cui appendere l’audacia del desiderio piuttosto
Che il silenzio che in assenza della brina e del baccano
Il cielo in campagna compone sempre

V
Senza rivendicare niente, un’ode al vento
O il vento che passi attraverso il triangolo della longhina
O tra i suoi riding-breeches quasi fosse un piroscafo
Come se in questa primavera l’addestramento del puledro
Riguardasse il volo del desiderio e questa vostra giacca di tweed
Che scopre il suono acuto, il tweedle, del vostro breech
Al punto che si possa raggruppare sotto una stessa apertura
La vertigine a guardare il vertice del triangolo che non
Sorride al fotografo essendo nella misura del vostro breech
E i minuti che tra l’orecchio sinistro e la guancia son tutti bruciati
Dal sole

VI
Se devo accarezzare qualcosa il vostro breech sotto i riding-breeches
Così raccolti come una voglia di accostare al momento più utile
E nella calma della sua dimora come se all’improvviso
Il berretto fosse la vostra delicata attenzione di cavallerizza
Così questa vostra allure che potrà essere definita con la stessa
Grazia e la stessa serietà dell’equilibrio che lieve un po’
È storia un po’ è musica un po’ è pelle se la pelle
È quella del vostro puledro alla longhina così come prima
Che l’occhio senza pena infinita erri per questo prato che
Non è incolto né ha l’aria di aver un suolo che sia
A due minuti e mezzo dalla fine del poema
 
VII
My Lady che non solo voi non siete Valentina né O
Che in un giorno possibile di Crepax salta giù
Dal cavallo e tranquillamente sul terreno morbido e scuro
Dove avrebbero potuto esserci i fiori del pesco o del melo
Ed ha un po’ i vostri riding-breeches e un po’ i vostri riding-boots
E dona il suo più grande bonheur alla lingua del cane Sambo
Parlatemi subito delle vostre mutande che vi si trovi
Tanta oscurità a lungo instancabili le vostre perle rullano
Per le varianti di materia del tessuto e la variante dell’accostamento
Così se è morbido il vostro breech come sono morbidi i vostri riding-breeches
E che tanta morbidezza implica sempre una certa consistenza
L’opposizione non si trova sfasata di un grado e né gioca
Fra il morbido e il meno morbido ma è completamente
Consegnata alla variante di peso[2] che in questo
Obbligo al triangolo della longhina per essere compatto e spesso
E non essendo il lato più pesante del triangolo che è notato dal puledro
Non può che essere nella variante del grosso
Fuori dal triangolo della longhina al meridiano del vostro
Passaggio nella città cancellata del bonheur

VIII
My Lady è nel momento in cui siete sul prato
Nel vertice del triangolo della longhina che
Da questo vertice esce un pianeta
La cupola del piacere che ruota verso di voi
Sui vostri calzoni da cavallerizza è una navicella
Del bonheur che ha lo gnomone che dal vostro breech
Verticalizza la morbidezza delle vostre gambe
Che mi parlano al cuore e mi incantano anche
Se non sono seduto sotto gli alberi né il vento
Gira in pieno pomeriggio per allungarne l’ombra
O quando non potendo dire nulla per guardare
La groppa del puledro sotto l’ombrellone arancione
Non posso che a lungo ammirare
La pesante morbidezza di tanta graziosa bellezza

IX
Ancorché sia evidente che questi esercizi
Per il graduale perfezionamento rinforzino le reni e i garretti
Alla corda piatta attiene lo sviluppo della potenza muscolare
Del posteriore prima che si faccia conoscere al soggetto
I finimenti per abituarlo al loro uso
Così Milady tra il suo sottopancia e le breeches
Della sua bardatura la sua sella avrà lo stesso graduale
Perfezionamento incontro alla primavera,
Per errare in questo prato splendente con il corpo
Del cavallo che va descrivendo un cerchio
E la mano destra che lavora alla longhina
Per il vostro dorso e i quarti posteriori prima
Che siano il peso della delizia dell’animale
Che nella calma della sua dimora si abitua a sentir venire
La stessa festa ad aprile in questa sua adolescenza
Che con tanta delicata attenzione tra capezzone, frusta e longina
Accarezzate nel cerchio dell’ubbidienza
 
X
Anche dal punto di vista dell’andatura e dell’immagine ferma
In questa pianura il cui orizzonte puntualizza
Il grado 23 e la storia lascia cavalcare il desiderio
Nello stesso giorno di aprile che è quello
Di chi ammaestra e cavalca, doma e imbriglia, alza barriere
E fa abituare al fascione, è evidente che anche
Nel rapportatore Aquino quando vi guardo vi trovo sempre
Nella verticale del 23° grado e l’arco del vostro dorso
Essendo 4 o 5 gradi sopra l’orizzonte sia sulla stessa linea
Dell’arco dei quarti posteriori del vostro puledro
Tanto che l’aria che pesa stende il punto
Di contatto dei vostri breechs come quello delle chiglie dei piroscafi
Ancora nel silenzio di una bella misura color sabbia
In questo maneggio che tira diritto l’Ascendente del poeta
Ad angolo retto per avere le vertigini col sole di
Chi cavalca e di chi fa maneggio, di chi lavora alla longina
E di chi allunga la sequenza del passo dal posteriore destro
Del vostro animale che tocca terra al vostro posteriore sinistro che
Senza rivendicare niente stringo in mano o tengo alla longina
 
XI
È nell’inventario dei generi Milady che vi do un appuntamento
Sul prato in cui alla longhina al 23 di Roland Barthes
La fermatura[3] che è una vostra proprietà di famiglia e ha
La tinta e l’abbottonatura più naturali
Nelle varianti di posizione e di equilibrio
La figura del 5 in questa verticalizzazione assoluta del 23
È elastica come la longina e le vostre mutande e i vostri
Pantaloni che dal 42 vanno incontro agli stivali del 48
Dove le nostre felicità sono davvero le stesse
L’una incontro all’altra nella spirale della primavera
Nella strettezza del movimento che ci unisce
Basteranno poche ore perché di nuovo io sia colui
Che sotto la trasparenza del prato torni a riunire
I vostri istanti di eleganza alla longina con il passaggio
Al meridiano del bonheur dei vostri breeches sempre al grado 23
E sempre che l’assolutezza anonima del vostro pondus
Fermi alla longina il punctum speculare dei quarti posteriori
Esattamente 4 o 5 gradi sopra la linea dei solstizi[4]      

 

 


[1] Non potendo non evocarne ogni volta la sua panna o il suo burro Aoc, prescritto addirittura per i biscuits sablés de Normandie, non si può a questo punto sottacere che alla stessa data, del 23 aprile, si riferisce il lomb. Giorgina che è il ‘formaggio fatto in aprile’, come ricorda Bruno Migliorini, op. cit.: pag. 131.
[2] Nelle varianti di Materia, la variante di Peso è la VIII; quella di Morbidezza è la IX:cfr. Roland Barthes, Sistema della Moda, trad.it. Einaudi, Torino 1970: pagg.126-128.
[3] Al ritorno la primavera è a metà strada tra i vostri calzoni, i vostri stivali, il berretto e la giacca dal genere 42 al 48, dal 12 al 27 di Barthes, come le feste della stessa età e della stessa adolescenza, tra misura, peso,accostamento, morbidezza e movimento tutt’intorno nel triangolo della longhina, tra posizione orizzontale(il puledro), posizione verticale(il vertice della cavallerizza), posizione trasversale(il suo dietro-verticale), né a sinistra né a destra, in questa definita immobilità si avvicina ugualmente con la serietà, l’equilibrio,della sua andatura, nella pianura in cui prende piede il piacere di vederla, collima al centro del desiderio e della primavera nello stesso mese in cui l’addestramento alla longina è un capolavoro di puntualità, tanto che al genere della fermatura in cui Barthes mette ganci, fibbie, borchie, cerniere, stringhe, lacci, nodi e perle, aggiungiamo la frusta e la longhina  cosicché il movimento del puledro sarà la vertigine silenziosa che al vertice del triangolo coglie e ferma la cavallerizza e fuori dall’angolo senza rivendicare niente il poeta stringe in mano le provette della stagione, la fermatura di aprile al maneggio che tira, allenta se c’è la variante di accostamento; monta, cade, affonda se c’è la variante di movimento; nell’aria morbidamente pesante del suo riding-habit che, se c’è la variante di accostamento, è tirata e aderente, stretta; se c’è la variante di peso, è sottilmente spessa; se c’è la variante di morbidezza, è morbidamente lenta.
La funzione-segno, nel rapporto tra evento e struttura, è, come dice Barthes, leggibile e non più soltanto transitiva: il segno si separa dalla funzione, cioè il riding-habit non è prettamente funzionale, è un alibi, ridotto a un segno, a maggior ragione se la figura che lo indossa fa collimare il suo punctum d’aprile della sua longhina di allora con il punctum di aprile della longhina del poeta oggi, un po’ come fa O nella storia disegnata da Crepax, stacca il segno dalla funzione e penetra il riding-habit con il suo riding-punctum.
Chiameremo questa scampanata della libido la “funzione-segno del riding”, e sarà questo prato d’aprile la questione eterna del désir alla Longhina?
Riuniremo così quegli istanti di eleganza della funzione-segno del riding-habit con il momento della trasparenza quando al meridiano la strettezza del movimento, nel triangolo della Longhina, ci fa tornare a percorrere il prato morbidamente teso del desiderio al maneggio d’aprile?
La funzione-segno del riding in tal modo non staccherebbe più il segno dalla funzione, sarebbe funzionale al suo essere abito per il dressage che, se, frontalmente, verso il lato visibile, addestra e ammaestra, dresse le cheval; dietro, fuori dal triangolo della Longhina, rizza ed erge, dresse le poète, il visionatore di Morin.
[4] Come nelle varianti di Materia nel Sistema della Moda di Roland Barthes, dal peso alla morbidezza, dal rilievo alla trasparenza, è alla numero XI che il poema viene “domato”, laddove si dovrebbe tener conto del grado di visibilità dell’indumento: tra il grado pieno, che è l’opaco, e il nullo, che è la visibilità totale(cfr. Roland Barthes, trad. it. cit.:pag. 130), in equilibrio, come se fosse un lavoro alla longhina, il tema mitico e utopico dell’invisibilità dell’indumento, il “senza cuciture” dei riding-breeches. In questa trasparenza si colma la misura invisibile della longhina: l’Heimlich erotico di Lady Rider senza cuciture e perciò nudo, un capolavoro di assolutezza anonima puntuale apparizione alla fermatura(=23), nel giorno della sua longina, un cavalcare al passo nell’invisibilità della trasparenza nel triangolo del capezzone, che, nell’Aquino, si rapporta tra il Medio Cielo, il meridiano, al 23° grado(vertice della cavallerizza) e l’arco dei quarti posteriori all’orizzonte, tra il 94° e il 266° grado, la longina che tende il punctum ƒ , l’assolutezza fisica tra Marte e Plutone, l’altrove o il segreto esponenziale che rendendo inesorabile l’oggetto irrompe nella libido del poeta.
 
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La dedica a ĆeĎđĆĈča Ēďečceđ doppia una connotazione dal doppio senso: se Spencer è la “corta giubba di lana” e quindi è equiparabile alla “giacca” di Jacket e alla radice di Jack che è uno dei tanti nomignoli dati al “pene”, senza considerare che jack off sta per “masturbare”, essendo George il «copulare con una donna”, Georgina Spencer condensa in modo quasi inesorabile e folgorante una “giacca breve” per  Georgina, che, essendo il femminile e il diminutivo di George, starebbe per “copulare subito con un uomo”. Insomma, Georgina Spencer sintetizzerebbe tutta la subitaneità dell’eros-licou nel “triangolo della Longhina” e anche l’eretismo di ritorno della primavera per successivi e contigui atti di jack off per la Lady dalla corta giubba di lana, Spencer. Va da sé che, dal nome proprio al nome comune secondo i rilevamenti di Bruno Migliorini, il “Georgina Spencer” potrebbe essere gli atti dell’eros-licou, se non caveçon, in cui il riding-habit del dressage di Lady Spencer dresse le poète: Georgina Spencer, c’est-à-dire: le manège où se dresse le poète(il linguista stesso, tra i nomi gergali di muliebra del tipo B – quello che contiene dominazioni e personificazioni suggerite da evocazioni di gruppo - , già nel 1927 indicava il pav. Giorgia e, in riferimento a Georgius, nel capitolo “Il mondo cristiano”, faceva ravvisare S.Giorgio, il santo guerriero patrono dei cavalieri, nella frase fare il Giorgio ‘fare il bravo, vagheggiare una donna’: cfr. Bruno Migliorini, Dal nome proprio al nome comune, Casa editrice Olschki, Firenze – Roma - Ginevra 1927:pagg. 241-131).
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