Tu sei qui: Portale PIAZZA 3 CASA DELLO SCRIBA Della poesia di EB di Terzet

Della poesia di EB di Terzet

Raffaele Perrotta

Lo sfondo del dicendo delle sillogi di EB di Terzet da Lo splendore del vuoto e La bagnante dorata e altri aforismi sino a Grande Frammento, Las botellas rojas, I pesci gialli costituenti la voce alta, ferma, eppure in fuga, del discorso che, nonostante accetti la trama sintattica, non ne delinea che lo smalto del taglio incisivo e pressante interrompendosi “sul più bello”e aprendo oltre i confini del ritmo misurato a ben altri confini celesti o altro che non può dirsi, che non può applicarsi al contenuto o al messaggio. EB di Terzet è lessematico ad apertura di parola; il lessema che si fa prestigio di parola, di una e di una e di una parola al confine dello sconfinamento, sì che al complesso succedono i plessi. In sì modo e maniera (non moda e non manieristica) il poeta è nobile funzionario di singole parole nella lingua che si attraversa e che travasa, prezioso scintillamento, splendida isola in summa di parole, universo della diversità in parola allontanandosi il cassare. Correggere il tiro a sintassi interrompentesi per e in sintassi ricominciantesi secondo una misura consequenziale al diritto del poeta di lasciarsi sorprendere dal racconto senza oggetto fondante perché il soggetto fondante è il linguaggio  e (ancora, non l’ordinamento empiristico del poeta – “ uomo “). Correggere il tiro: sulle questioni teoriche e di metodo del fare poesia, così è per il poeta, così è per Bonessio di Terzet, il quale non perde la virtù di decentrare il senso stesso della didattica, quale professore universitario di Estetica, con lui, nella sua poesia, siamo oltre il retaggio del surrealismo: egli prende da e su di sé l’oltraggio (ovvero l’oltre) del lezioso testuale affinché si evinca magmatica e fluente, la lezione del testo, limpida sfera di cristallo in un rosato di pantera.   Ad un Pound da me amato, mi fu controbattuto l’ordine di un Eliot ( (da EB di Terzet), infatti il  poeta – EB di Terzet è il teorico - EB di Terzet disegnante il “frammento organico”. Non nascondo il mio piacere del testo nel sontuoso significante quando opera quale lettore e predatore di imago mundi in idea mundi allorché vado incontro al tamburo di guerra alfabetizzato fuori di schematismo. Bonessio di Terzet non ci prende per mano (il poeta schietto di sua vena ci prenderebbe forse per mano?), getta il segno (semainein) che ci dice questa è la mia carne, vedo me stesso per quello che io sono di segno. Lo udii una volta farmi dono della presenza (non certo come istituzionalità) della lingua rammentandomi l’ufficio alto del poeta di porsi nell’aspettazione della lingua medesima:  “ Chi si ferma al linguaggio, perde la lingua. “ – “ La povertà semantica porta all’autoritarismo.” E vi sono altezze, i necessari ascetismi per respirarlo lambirne le vesti lussureggianti; sono categorizzate dallo spirito, da quelle “Attenzione ed impazienza “ che contribuiscono a riuscire  “ Santità ed eroismo sono ricercati, Perle erranti. “ E dunque , dettato dell’in alto, una sorta e una sorte di epopea, d’arte, perché “ Vita è vita; natura è natura; dio è dio. L’arte è un problema / L’arte fa capire vita, natura, dio. Anche la morte.” Tautologie delle cose essenziali, non spiegabili, problematicità il farne discorso, e pur tuttavia comprensione (ermeneutica) delle componenti il tautologico: comprensione ermenuetica, là dove si intenda – ermenuetica – non quale disciplina ma quale connessione con l’annunzio di parola, la Parola che non si lascia parlare se non nell’invasione dei suoi segni all’impazzata del rigore artistico, cioè del rigore con arte o/e ad arte. Arte a cui fa seguito la filosofia: “ La filosofia è o devozione o tracotanza. “ “ Dopo Nietzsche”.

E’ d’uopo chiarire, dopo Nietzsche, che cosa sia Nietzsche? e con Nietzsche che cosa sia al suo bivio la filosofia? lo Hammer che filosofia è lo strumento della filosofia nietzschiana dopo la filosofia storica: l’arte, la poesia, e ancora più fortemente la musica sono i termini entro i quali trova regno di traverso l’universale. La poesia bonessiana si assume il compito di musicare il suo proprio sé stesso: vano scorgervi la trama del tractatus della prosa lineare trasparente di volti cosmici. Dopo Nietzsche, e dopo Duchamp: “ Dopo Duchamp l’arte deve ancora venire. “ i volti cosmici, già, i colori, i profumi, le regioni ontologiche della fenomenologia preparatrice di Wissenschaft, le sfumature e piegature della gran piega u niversalizzatrice degli universali senza nomi mortali, insomma il Tutto  s-volgentesi come tale sono a materia di discorso non discorsivo, non formalizzabile, se non nel quid che si ordina nello stato-strato di aerità.

“ Disarmonia? Perché no se entro un ordine. “
Siamo al punto nodale della possibilità di inventariare il patrimonio eloquente in una lingua tutta da rifondare e di continuo, ouvrage per ouvrage, l’oeuvre sta a mirare il nostro anelito.

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