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Il Mondo delle Meraviglie

Luisa Castellini

Un’artista. Un’idea. Una comunità. E dieci anni di impegno e lavoro durante i quali vedere, stagione dopo stagione, prendere corpo quell’idea. È una storia di straordinaria quotidianità, quella del ciclo Il Mondo delle Meraviglie dell’Ospedale Infantile “Cesare Arrigo” di Alessandria. Una storia che dalla nascita alle tante fasi della sua realizzazione ha visto crescere il numero di quanti ne hanno incrociato la rotta, da chi vi ha contribuito attivamente ai molti che nel tempo ne hanno sentito parlare. Perché ancora vi sono opere, benché sempre più rare, capaci di valicare il proprio valore endogeno per arricchirsi di un senso altro. Del segno della comunità in cui nascono e di cui diventano, analogamente ai grandi cantieri delle opere antiche, un simbolo. E l’avventura de Il Mondo delle Meraviglie ha questo carattere, fiero e corale: è un segno identitario, che è andato formandosi insieme al futuro della stessa comunità cui è destinato e a quanti questa andrà accogliendo. Perché se l’idea e la conduzione del progetto conducono a Loredana Cerveglieri, l’artista è stata capace di accogliere nella propria dimensione l’altro, in primis le migliaia di bambini, tra i sei e i dodici anni, che nel tempo si sono avvicendati nella realizzazione dei quattro grandi pannelli che compongono il ciclo degli affreschi. Come in una bottega d’arte rinascimentale, Ilboscoblu è diventato un autentico cantiere. Un luogo di concentrazione e riflessione, dove i piccoli praticanti hanno imparato il significato e il valore dell’impegno e soprattutto dell’arte, non attraverso il noto duetto parola-immagine, ma nella dinamica attiva ricca di sorprese e magari di qualche imprevisto del fare. Poche parole quindi, e molta elasticità: ogni bambino ha imparato, in sintonia con il proprio tempo, a misurarsi con un programma definito e ben più vasto degli orizzonti con i quali era abituato a confrontarsi. Per ritagliare all’interno di un progetto non suo, ma collettivo e destinato alla collettività, uno spazio d’azione, comprendendo e al tempo stesso relativizzando il valore dei propri “talenti”. Il lavoro – quotidiano, puntuale e ben definito nei ritmi e negli oneri – di una bottega d’arte è differente da quello di un progetto scolastico o di un laboratorio, e ha introdotto i bambini di Alessandria in una dimensione di responsabilità che non è scontata neppure nell’adulto. Responsabilità verso se stessi ma ancor prima rispetto agli altri, dai compagni con cui porsi concretamente in relazione in virtù di un obiettivo importante, a quella collettività alla quale è difficile dare un volto, cui dedicare l’azione. Una collettività non ristretta ai propri e certi confini, ma che si raccoglie intorno a un’Azienda Ospedaliera che ogni anno accoglie migliaia di altrettanto piccoli pazienti insieme alle loro famiglie. Lavorare, quindi. Ma soprattutto lavorare per gli altri, tra consapevolezza e umiltà, per contribuire a un’opera che non reca il proprio nome ma quello di tutti. Da chi si è specializzato negli insetti, nelle farfalle e nelle foche a quanti hanno acquisito sempre maggiore sicurezza nel delineare fiamme, onde o cieli tersi. Tra disegni preparatori, sagome e maquette ogni bambino ha scoperto le proprie potenzialità e le ha coltivate, per regalare il proprio pensiero e gesto migliore al progetto. Per questo il senso e il ritmo de Il Mondo delle Meraviglie sono generati dal dettaglio, da ogni minimo segno che cela il tempo e il respiro di ognuna di queste “piccole” avventure, che s’innesta nell’altra con quella soluzione di continuità propria di un compiuto ciclo iconografico, al cui interno la particolarità è acuita e riassorbita nell’equilibrio dell’insieme.

Mito, simbolo, musica e poesia si fondono in una narrazione ispirata alla continuità, che reca il segno indelebile della ricerca di Loredana Cerveglieri. È nel dettaglio che va cercato il comporsi della melodia de Il Mondo della Meraviglie: il ciclo si apre con La Giostra, metafora dell’origine del mondo, che nella propria rotazione genera le forme più alte dell’esistere, ovvero le arti: la poesia, la pittura e la musica. E se al movimento delle sfere celesti fa contrappunto l’orizzonte dell’uomo, che si agita tra la Grande Onda e un’immensa fiamma, la Natura è un elemento concreto e al tempo stesso immaginifico, scandito dalla germinazione inarrestabile di fiori, insetti e animali, mentre i confini del creato sono narrati nelle metafore del gioco, tra carte e dadi, e della creatività, una fata vestita di punti interrogativi. Il viaggio continua con uno sguardo alla quotidianità dell’uomo, che la Cerveglieri ha plasmato in un grande tendone, Il Circo, diventato misteriosamente disponibile allo sguardo. Una forza ignota concede ai protagonisti di questa danza di muoversi noncuranti della forza di gravità: dai pesci finalmente liberi dalle acque alle vigilesse, che hanno abbandonato le severe divise per vestire morbidi tutù e sbizzarrirsi come in un ballo armate delle loro palette. Dal drago sputa-acqua all’uomo di legge intrappolato in una gabbia da una piccola maestra, tra elefanti giocolieri, clown e foche ammaestrate. Tutti si muovono su sfavillanti palloni colorati, metafora del fato, del gioco e dell’imprevisto e di quella caducità che solo la poesia può affrontare. E, infatti, nella tappa successiva de Il Cammino delle Cose I le parole dei poeti di ogni tempo e latitudine ricongiungono la sfera umana e celeste in un orizzonte ove il passato, il presente e il futuro si ritessono nel presente dell’uomo. Dal fuoco del Big Bang che apre i battenti al destino dell’umanità, tra parola, mito e poesia, alle sfide su terra e nei cieli, fino ad approdare alla scoperta di altre forme di vita. Per rintracciare, tra le continue seduzioni della scienza e della tecnologia, le trame di un’appartenenza e di un anelito alla trascendenza che prendono corpo in una forma significante, perché archetipa, d’oro. Le danze si chiudono al ritmo de Il Cammino delle Cose II, insieme alle conseguenze delle azioni e dei desideri dell’uomo. Dal basso verso l’alto, si delineano le mete cantate dai poeti nel pannello precedente. Dall’uomo che cerca di controllare la natura alla sete di conoscenza con le grandi scoperte, fino a toccare le sue opere, dalle grotte alle cattedrali. Il ciclo si chiude, come il cerchio della vita, ancora una volta con lo sguardo rivolto verso quel cielo che accoglie nel suo grembo l’Angelo di Loredana Cerveglieri, unione di terreno e celeste, vestito d’oro.

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