Tu sei qui: Portale PIAZZA 1 BIBLIOTECA Antonio Spagnolo, Fratture da comporre, Ed. Kairòs, 2009

Antonio Spagnolo, Fratture da comporre, Ed. Kairòs, 2009

Ignazio Apolloni

Non sono un poeta. Non so nemmeno che cosa sia la poesia, se non ciò che si è scritto e detto di essa. A volte il profumo dei fiori, a volte l’afrore; altre volte l’amore. Poi venne la frattura con il passato, la ridefinizione di un genere abusato, il nonsense (detto neoavanguardia). C’è chi resistette; c’è chi si arrese. Adesso ritorna di moda, è diventata una voga la poesia di parola. Ecco allora i versi di Antonio Spagnuolo letti, e chiosati con grazia; con l’uso dell’intelletto; la sapienza che gli è nota, da Giuseppe Panella.

Fratture da comporre è la storia (veritiera) di chi crede nel demiurgo ovverosia la poesia. È fatta di versi (diversi i versi); narrano di una speranza perennemente frustrata; dicono di una attesa rimasta da sempre tale: e guai se così non fosse, verrebbe meno la funzione della poesia. Si distingue da altri volumi per sobrietà, asciuttezza.

Ci fu in seguito la poesia visiva; la cinetica; la performativa; la sonora preceduta però dai rumori futuristi; quella totale (dopodiché il cerchio si chiuse, ma per fortuna soltanto apparentemente: tant’è che Gianni Toti la ruppe, la ridusse in frantumi; ne fece scempio, e non erano ancora finite le calamità). Riprese lena la poesia in versi. Parlò di rimorsi a fronte di sillabe senza senso; di notti accerchiate dall’inferno; e per fortuna anche di raggiera che scorre agli occhi di fanciulla. Se queste sono Fratture da comporre (tra pessimismo e fuga nel sogno; tra sintassia e asintassia) mi ci trovo, sento anch’io di navigare nell’immenso della poesia.

Quanta parte della vita dell’uomo vi è stata trasfusa; quante cantiche; quanti menestrelli; quanti languori e preci. Ci fu quella religiosa, ormai in disuso; quella colta alla Edoardo Cacciatore o Ezra Pound; quella impegnata alla Cane o alla Terminelli (talvolta divenuta una canea); quella di Majakowski con la bandiera rossa al vento. Generi e figure, surrealismo ed ermetismo; incomunicabilità se non con se stessi; giri viziosi di parole.

E invece Fratture da comporre spazza via queste cose; si dà alla chiarezza: seppure soffusa com’è della poesia: parte suscettibile di essere vista, cioè visiva; e parte non. Non azzardo un giudizio perché non ne son capace e perché viziato di singlossia. Mi basta dire che ho letto con affetto e gradito sia l’omaggio che il messaggio. Ora che conosco un po’ meglio lo Spagnuolo posso dire di avere conquistato un amico: e per di più poeta. Facciamo dunque largo alla poesia e auguriamole mille e passa di questi giorni: e qui intendo di quelli che si annunciano con un volume di versi.

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