Laura Pierdicchi, Voci tra le pieghe dei passi, Edizioni del Leone, 2013
Antonio Spagnuolo
In una ottima stesura che potremmo dire classicheggiante le poesie hanno spazi notevolmente ampi , quasi a riempire la pagina , a tratti con versi ritmati e musicali , a volte con frasi in prosa echeggianti mottetti o epigrammi .
“La prima luce sorge dal mistero. Dalla scintilla che s’imprime nel battito e segna il cammino, attorno le forme sconosciute da imparare. Tutto velato / incerto . ogni tocco si mescola all’odore in sussulto di energia. Inizia il complesso gioco mortale.”
Una certa impostazione teatrale coinvolge il lettore fra un sospeso gioco onirico e un ripetuto sottofondo del preconscio , quasi che le pieghe dei passi possano essere ripetute all’infinito per un registro che sappia ben distogliere il quotidiano dall’incombere di Thanatos.
“Il tempo è scivolato tra le pieghe / del giorno e della notte. / Ha coperto ogni affanno della casa / ha dato fiato all’apparenza . / Ho assaporato il caldo tepore / dell’amoroso inganno.”
I nodi della forma metrica qui si sciolgono in alterne composizioni per dare ampi spazi discorsivi , cesellati da impegnativi agglomerati , senza mai perdere una nbriciola della propria autobiografica identità.