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Roberto Maggiani, Scienza aleatoria, Lieto Colle, 2010

Antonio De Marchi-Gherini

Novello Pier Luigi Ighina, quello scienziato sconosciuto ai più, il quale riuscì ad ottenere gli atomi della materia isolati dagli atomi magnetici constatando che questi ultimi rimanevano fermi e la materia non si trasformava. Pensò allora che l’atomo magnetico poteva influenzare tutti gli atomi esistenti, avrebbe potuto produrre tutte le variazioni degli atomi della materia e ciò constatò dopo essere riuscito a regolare il movimento dell’atomo magnetico.

Questa breve digressione per introdurre l’ultima fatica poetica di Roberto Maggiani ormai additato dai più come “poeta scienziato” o “fisico poeta”. E come un moderno alchimista egli possiede le qualità essenziali del poeta istrione, l’originalità delle intuizioni, l’agilità della fantasia, il senso sicuro del ritmo e l’armonia dell’espressione. Come scrive Giampiero Neri, in una nota critica, condenso per brevità d’inciso, “Maggiani rinverdisce la tradizione della poesia che si pone come schermo e materia costituente nei confronti della matematica, della musica e quindi, successivamente della scienza. I poeti ne hanno spesso intuito il legame oscuro e profondo, citando la nomenclatura.”

Maggiani è uomo di profonde riflessioni nel nome di una coscienza morale che non pretende di pontificare, ma umilmente e sommessamente è un contemplativo dei grandi temi dell’origine che sempre hanno attanagliato l’uomo che è diventato “sapiens”, anche se i tempi attuali porterebbero a pensare il contrario. E qui si potrebbero citare testi emblematici di questo ragionare del nuovo Sinisgalli o Gadda  d’inizio ventunesimo secolo, e visto l’incipit è d’obbligo ricordare “Equazioni di Maxwell nel campo elettromagnetico”, ma altri testi urgono come “Realtà e immaginazione” dove una scomposizione caleidoscopica ci fa traballare e oscillare in una sorta di ottovolante sulle origini dell’universo, anzi degli universi. E come non pensare al Giordano Bruno dell’infinita causa e degli infiniti  mondi.

Nelle quattro sezioni che compiongono il libro si entra e si esce con continua interrogativi. Mai pacificati se ci si sofferma sulla cruda esposizione del linguaggio calibrato e focalizzante l’urgenza del dire, ma sotteso a tanto “scientismo” si avverte la presenza di un demiurgo, un ordinatore del caos. E credo di scoprire l’acqua calda dicendo che Roberto Maggiani è uno spirito profondamente religioso, in senso lato; ma anche e soprattutto nell’altro senso, da religo, tengo insieme, cose che ai più paiono separate. Ecco, Maggiani ha tentato la titanica impresa di tenere insieme fede, scienza e poesia. C’è riuscito? A dire dalle ormai sterminate che è riuscito a collezionare con questa raccolta, direi di sì. Anche se, come sottolinea Tiziana Colusso: “Alcune volte i materiali disusi alla prossimità stentano a ritrovare una compiuta armonia formale e restano gli uni accanto agli altri a testimoniare il coraggio del tentativo”.

Ma resta da aggiungere che la tensione lirico evocativa, la forza icastica dell’espressione e la coerenza stilistica fanno di Scienza aleatoria una delle prove più significative della produzione già cospicua del giovane poeta. Un tentativo di decifrare il sogno e l’enigma dell’esistenza in una coerente progressione dall’astratto al concreto, una sorta di lungo monologo che presuppone un lettore attento a cogliere ogni allusione anche la più sottesa.

Un virtuale lungo viaggio, insomma, che assume l’andamento spiraliforme del tempo e che attraversa la cultura mitteleuropea dove si incontrano Hoelderlin e Celan, ma qui dovrei citare anche scienziati famosi da Einstein a Heidelberg, ma Maggiani è e resta principalmente poeta e allora mi viene in aiuto Antoine de Saint Exupery: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

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